La fondazione della cantina I Borboni ha avuto origine dalle radici della famiglia Numeroso. Già proprietaria, fin dalla seconda metà del ‘700, di venti ettari di terreni vitati con la leggendaria forma di allevamento conosciuta come “vite maritata al pioppo”, la famiglia Numeroso si dedica esclusivamente a rivendere le uve ottenute dalla paziente cura delle viti secolari. La tradizione che nei primi anni del ‘900 si affidava a una concezione di produzione soprattutto quantitativa, indirizza i Numeroso su una strada che li porta a divenire conferitori dell’azienda Buton con una fornitura di circa 100 tonnellate annue di Asprinio quale vino base dei famosi spumanti e brandy in voga in quel periodo, conferitori dell’azienda Cirio per la produzione di aceti, oltre che venditori di un modesto quantitativo ai francesi per la produzione di basi Champagne.
La prima fondamentale svolta è dovuta alla felice intuizione dell’amico Gabriele Lovisetto, allora direttore della stessa Buton, che agli inizi degli anni settanta convince la famiglia ad effettuare l’innovativa trasformazione su vasta scala dei vigneti passando dall’alberata ai più moderni sylvoz. Verso la fine degli anni settanta, a causa di una profonda crisi territoriale, economica e sociale, che portò alla scomparsa degli acquirenti di uve di Asprinio, la Famiglia Numeroso avvia le prime sperimentazioni nella spumantizzazione dell’Asprinio.
Alla luce dei primi soddisfacenti risultati viene registrato, nel 1982, il marchio “I Borboni”, un omaggio al glorioso popolo dei borboni, soprannome dato al popolo meridionale che visse l’epoca d’oro del sud Italia. Nasce così la “Cooperativa Asprinio di Aversa – I Borboni”.